La Sapienza della Croce (XXXIV) n.3 Settembre-Dicembre 2019
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EDITORIALE
Mt 8,17:”Egli ha preso le nostre infermità
e si è addossato le nostre malattie”:
la con-passione, la cura di Gesù
GIANNI SGREVA, CP (pp. 323-330)
PRESENTAZIONE
FERNANDO TACCONE, CP (pp. 331-333)
La radice trinitaria della cura
GIUSEPPE MARCO SALVATI OP (pp. 335-343)
L’autore con la presente riflessione ritiene che, considerato alla luce della Trinità e illuminato da essa, l’impegno della cura possa ricevere nuovo slancio, nuova forza. Il Dio trino, anche se non alleggerisce, certamente abbellisce l’esperienza dell’aver cura di tutto e di tutti e, in modo particolare, del curare quelle speciali ‘periferie’ dell’umanità che sono rappresentate dalle persone che vivono in modo forte l’esperienza della vulnerabilità. Se si lascia illuminare dalla ‘luce trisolare’ della Trinità, colui che esercita la cura diventa, a sua volta, un raggio che illumina e riscalda il pellegrinaggio faticoso dell’umanità e di tutta la realtà verso il proprio compimento.
Pensiero e prassi della Chiesa
per una cultura della cura
JOSÉ MICHEL FAVI, MI (pp. 345-369)
L’Autore sottolinea che la cura degli infermi, come mandato ricevuto da Cristo, è una espressione dell’identità stessa della Chiesa, che assume varie modalità secondo il discernimento dei segni dei tempi e dei bisogni di cura e di salute dell’uomo. Si tratta di un agire sacramentale _ sempre attuale – che manifesta l’indole profonda della Chiesa di rendere gli uomini partecipi della salvezza eterna. In una tale prospettiva, mette in evidenza come la prassi ecclesiale in ambito della salute susciti e renda possibile, difronte alle sfide del progresso scientifico e biotecnologico, una riflessione specifica, filosofica, teologica e pastorale, sui problemi riguardanti la vita e la salute, la malattia e la morte, l’ambiente e il creato, per la promozione di una cultura cristiana della cura.
La cultura del benessere. Un’analisi filosofica
PALMA SGRECCIA (pp. 371-384)
Sono presentate le linee principali dell’utilitarismo, la teoria filosofica che attualmente influenza maggiormente la cultura mondiale. È una teoria che non solo intende calcolare la bontà di un’azione in base alle conseguenze di benessere, ma sostiene che non c’è mai un senso alla sofferenza. Si analizza, inoltre, il concetto di salute e le varie critiche che vengono rivolte a quello di benessere, che, per la sua ampiezza, sarebbe inadatto alla sanità. La gestione del benessere diventa fonte di nevrosi se non parte dal presupposto della nostra costitutiva vulnerabilità. È opportuno conservare uno sguardo realista che sappia operare importanti distinzioni concettuali, la salute non è l’assoluta autodeterminazione, ma consiste in un negoziato permanente con ciò che è dato, con i bisogni della condizione umana. Una cosa è aumentare le proprie aspettative di vita con la scienza e la tecnica, altra cosa è sperare di diventare eterni e infinitamente potenti per dominare ogni aspetto della realtà.
Cura e dignità della persona nelle periferie.
Una testimonianza dalle periferie
ALDO MORRONE (pp. 385-409)
L’A. ritiene che conoscere un essere umano significhi conoscere il suo ecosistema e la trama delle sue relazioni. Da ciò ne consegue che si deve assumere un nuovo paradigma: l’etica della sollecitudine e dell’ascolto verso l’apparentemente “inutile”. Per il fatto di avere un’origine comune e di trovarsi reciprocamente collegati, si ha un destino comune. E dentro questa trama di relazioni ogni essere vivente è unico e in lui toccano il loro culmine milioni e milioni di anni di lavoro creativo dell’universo. Perché allora abbandonare i barboni, gli immigrati, gli zingari, i detenuti, i tossicodipendenti, le persone senza fissa dimora e tutte le altre creature fragili dell’universo?
La tecnica nella cura della persona
MARCO STAFFOLANI, CP (pp. 411-426)
Partendo dall’esemplificazione di alcune istanze tecniche “cifra” del nostro tempo, con particolare riferimento alla scienza medica e al lavoro produttivo si cercherà di mettere in dialogo il fattore umano con l’innovazione che aspira a diventare nuovo paradigma dominante. Superando una concezione dualistica, che separa e mette in antagonismo tecnica ed umano, si cercherà di mostrare come la prima può rispettare il primato del secondo, soltanto scoprendosi in una visione teologico-filosofica come dono a servizio della persona e per la scoperta/custodia del creato. Saranno delineati dei criteri generali che possano guidare lo sviluppo della tecnica, oramai non più semplice strumento ma contesto nell’esistenza odierna, di modo da garantire che essa realizzi il suo aspetto di cura verso l’umano.
Santé et philosophie.
Réflexions sur la philosophie de la vie
PIERRE MVUMBI, CP (pp. 427-467)
Le thème de la santé est l’un des plus importants dans la vie et dans la réflexion humaine. Il est même l’un des critères (normes) à partir desquels on évalue la qualité de vie et le degré de développement d’une société donnée. L’on connaît la célèbre définition proposée par l’Organisation Mondiale de la Santé (OMS) : « La santé est un état de complet bien-être et ne consiste pas seulement en une absence de maladie ou d’infirmité ». S’il est vrai que la santé doit être perçue en lien avec le corps humain et la façon dont il peut fonctionner, et donc comme absence de maladie, celle-ci apparaît comme un écart par rapport à un fonctionnement statistiquement typique pour une classe de référence. La conception objective considère donc la santé et la maladie dans une relation directe avec la réalité fonctionnelle du corps : elle s’appuie sur des éléments constatables qui évoluent petit à petit vers des symptômes éprouvés. Une approche plutôt subjective et complémentaire de la précédente considère la santé et la maladie dans leur rapport avec les intérêts individuels et collectifs. Sans l’agriculteur, par exemple, on ne verrait que des processus naturels affectant les plantes. De même, les maladies ne seraient que des handicaps observables chez les hommes. Quels sont donc les normes qui permettent de décider ou de déterminer l’état de santé ou de maladie d’un être ou d’un état social donné ? Si pour la conception objective, certains processus sont objectivement pathologiques car ils compromettent des fonctions nécessaires au maintien de la simple vie biologique, une telle perception suffit-elle pour déterminer la santé morale, religieuse, politique ou culturelle d’un individu ou d’une société donnée ? L’article que l’auteur propose ici est la première partie d’une réflexion sur le thème de la santé dans une perspective plutôt philosophique. Il recueille les points de vue de quelques chercheurs et philosophes engagés dans l’élaboration d’une philosophie de la vie où la santé, loin de se réduire à un concept scientifique, est une attitude profonde de l’homme à l’égard de la vie.
(italiano) Il tema della salute è uno tra i temi più importanti nella vita e nella riflessione umana. È perfino uno dei criteri (norme) a partire da cui si può valutare la qualità di vita ed il grado di sviluppo di una determinata società. È ben nota la celebre definizione proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): «La salute è uno stato di completo benessere e non consiste soltanto in un’assenza di malattia o d’infermità». Se è vero che la salute deve essere percepita in relazione con il corpo umano e il modo con cui (esso) può funzionare, e perciò come assenza di malattia, questa appare come un divario riguardo al funzionamento statisticamente tipico per una classe di riferimento. La concezione oggettiva considera dunque la salute e la malattia in un rapporto diretto con la realtà funzionale del corpo: essa poggia su elementi constatabili che evolvono pian piano verso sintomi provati. Un approccio piuttosto soggettivo e complementare del precedente considera la salute e la malattia nel loro rapporto con interessi individuali e collettivi. Senza l’agricoltore, per es., si avrebbero solo processi naturali che affettano le piante. Ugualmente, le malattie non sarebbero che handicaps osservabili dagli uomini. Quali sono perciò le norme che permettono di decidere o determinare lo stato di salute o di malattia di un essere o di un determinato stato sociale? Se per la concezione oggettiva, certi processi sono oggettivamente patologici in quanto compromettono funzioni necessarie al mantenimento della semplice vita biologica, basterebbe tale percezione per determinare la salute morale, religiosa, politica o culturale di un individuo o di una determinata società? L’articolo che l’autore propone qui è la prima parte di una riflessione sul tema della salute in una prospettiva piuttosto filosofica. Raccoglie punti di vista di alcuni ricercatori e filosofi impegnati nell’elaborazione di una filosofia della vita ove la salute, lungi dal ridursi a un concetto scientifico, è un atteggiamento profondo dell’uomo nei confronti della vita.
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