La Sapienza della Croce

La Sapienza della Croce  (XXXIV) n.1 Gennaio-Aprile 2019

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(l’editoriale e le recensioni sono parti integranti della rivista e non sono vendute singolarmente)


EDITORIALE

La sofferenza alla luce della croce. Aspetti filosofici, antropologici e sociologici
GIANNI SGREVA, CP (pp. 3-6)

 

Filialità ferita e salvata. Protologia delle relazioni familiari in Gen 4: aspetti biblici, antropologici e psicologici
PAOLO GENTILI – FRANCESCO GIOSUÈ VOLTAGGIO (pp. 7-20)

Il racconto della famiglia primigenia, presentato in Gen 4 e interpretato dall’esegesi biblica alla luce delle scienze antropologiche e psicologiche, illumina il collegamento tra la genitorialità della coppia originaria e la prima filialità nella storia dell’uomo. Le identità personali e modalità relazionali di Caino, Abele e Set sono espressioni di una filialità che è influenzata dalla genitorialità ferita dal peccato originale, ma rimane aperta alla salvezza. I figli agiscono sia in riferimento alla trasmissione genitoriale di valori e di modelli di comportamento, sia influenzati dal peccato d’origine, sia con una risposta libera. Così, la vita della famiglia originaria si manifesta come storia di salvezza di genitori e figli che accolgono il progetto divino nell’umana debolezza.

Dobbiamo sollevare le sofferenze o predicare la rassegnazione? La sofferenza è una maledizione o una benedizione?
ADOLFO LIPPI, CP (pp. 21-42)

L’autore rileva che il senso della sofferenza e il rapporto con essa non è stato sempre lo stesso: dal rifiuto totale della sofferenza proprio del mondo pagano (gli dèi impassibili dell’Olimpo) si è passati alla visione ebraico-biblica e cristiana, nella quale si cerca il Regno di Dio e la sua giustizia anche a costo della sofferenza. L’icona vivente del Padre che è Gesù Crocifisso apre una finestra sul mistero della sofferenza di Dio stesso. La risposta alle domande contenute nel titolo dell’articolo non si può trovare in un’etica universale sul tipo di quella illuminista. Il credente la trova solo nella mistagogia, con la quale viene introdotto nel mistero di Dio manifestato nel Figlio. Bisogna tener presente, però, che il mistero può essere percepito esistenzialmente anche da non cristiani come Gandhi o Etty Hillesum ed essere totalmente evaso da presunti discepoli come gli ipocriti di cui parla il vangelo o intere popolazioni che si fregiano del nome cristiano, ma adorano il dio Mammona.

Unire le sofferenze dell’afflizione spirituale alla Croce di Cristo, meditando la Passione del Signore e della Madonna Addolorata
ANNA PECORARO (pp. 43-58)

L’autrice, psicologa clinica psicoterapeuta e prof.ssa associata all’Istituto di Scienze Psicologiche, presso la Divine Mercy University di Washington, D.C.), membro della Confraternità della Passione, e consulente di esorcisti, legge le afflizioni spirituali dovute all’azione demoniaca, leggendo in chiave psicologica i fenomeni che non sono decifrabili nel puro ambito psicologico e psichiatrico, offrendo indicazioni di come incontrare, alleviare e contribuire per la guarigione e liberazione di quanti sono vivono la sofferenza dell’essere attaccati da fenomeni diabolici, unendo preghiera e attenzione psicologica, e tracciando un itinerario pedagogico alla guarigione e alla liberazione ricorrendo alla spiritualità passionista, nella meditazione della Passione del Signore e dei dolori materni di Maria Santissima Addolorata.

La Croce e la psicologia
CIRO SCARPETTA (pp. 59-74)

L’autore, sacerdote e psicologo, cerca di rispondere all’interrogativo sul rapporto tra croce e psicologia. Non esiste psicologia – soprattutto nella dimensione clinica/terapeutica – se non esiste la croce, intesa come sofferenza, con tutti i tentativi messi in atto dal singolo individuo e dall’umanità. Come la storia è una continua lotta contro il tempo così la psicologia clinica/ psicoterapica- insieme ad ogni branca della medicina e di ogni altra scienza fisica, chimica, biologica, etc. è una lotta con il paziente, per il paziente e la sua fa- miglia. Si pone, poi, l’interrogativo su quale psicologia si adopera nell’affrontare lo studio dell’essere umano e, in essa, quale valore essa dà alle esperienze dolorose. Non certo la psicoanalisi freudiana. Va precisato che la psicoanalisi è una psicologia, ma non ogni psicologia è psicoanalisi. Per tal motivo quando qualcuno parla di psicologia, dovrebbe dirci a quale psicologia fa riferimento. In particolare per il tema della croce/sofferenza la scelta cade sulla visione umanistica esistenziale. Gli psicologi con una visione umanistica esistenziale non tanto umanizzano l’intervento professionale ma propongono una lettura di valore dell’individuo sofferente e della sua sofferenza. L’individuo è un valore per il fatto di esistere. Non ha un valore, è valore. Questa può dare senso e significato al paziente, può trovare in essa il motivo della sua esistenza.

Sofferenza e condizione umana.
Una lettura sociologica nel tempo della postmodernità
CECILIA COSTA (pp. 75-90)

Nelle diverse epoche si è fatto ricorso ad ogni possibile espediente di occultamento, a ogni architettura metafisico-filosofica, ad ogni formulazione letteraria, pittorica, musicale, poetica, religiosa, per tentare di comprendere la sofferenza. In mille modi, con differenti liturgie e cerimonie, si è interrogato il silenzio di Dio di fronte ad essa. Non solo da una stagione all’altra si sono proposte molteplici teorie per una possibile giustificazione della sofferenza, ma si sono anche modificati i suoi ancoraggi spirituali, sovvertiti i suoi tradizionali modelli interpretativi e gli stessi atteggiamenti degli uomini. In un certo senso, ogni forma culturale e idea religiosa potrebbero essere lette alla luce dell’impegno intellettuale di dare un senso alla sofferenza umana o almeno di sublimarla.

La pasión de JesuCristo como respuesta al sufrimiento de los encarcelados a través de la nueva evangelización
ARMANDO MEDINA (pp. 91-105)

L’autore ci dà un saggio di attenzione pastorale verso le sofferenze di chi sconta nel carcere una pena per delitti veramente commessi ma anche, purtroppo, come vittime innocenti. Dopo aver dato un quadro della situazione carceraria, con l’aiuto di testi del magistero dei Papi vengono offerte delle linee guida per una pastorale della sofferenza dei carcerati, avendo come punto di riferimento il Cristo Crocifisso, il condannato innocente, che assume su di sé tutte le condanne. Si tratta infatti di una attenzione ulteriore della Chiesa che fa nuova evangelizzazione nella sofferenza delle carceri.

 

L’Afrique et sa souffrance résignation ou chance de libération?
PIERRE MVUMBI NGUMBA (pp. 107-138)

Nella sua esortazione post sinodale Ecclesia in Africa, n. 40, il papa Giovanni Paolo II presentava l’Africa come «il continente saturo di cattive notizie», mettendo così in risalto le sofferenze di ogni genere che affrontano i popoli africani da molto tempo spesso senza rassicuranti prospettive d’uscita. L’Autore del presente articolo, riprendendo nelle sue linee essenziali la visione africana dell’uomo e del mondo, e con uno sguardo su alcune analisi svolte attorno a sfere importanti della storia e della vita in Africa, mette in luce non solo l’ampiezza e la gravità della sofferenza dell’Africa diventata il continente della sofferenza, ma anche una certa metafisica della sofferenza. Lungi da sprofondare l’Africano in una sorta di rassegnazione, l’intento dell’Autore è quello di scuotere il suo immaginario per estrarne nella loro profondità e positività i valori che hanno nutrito per secoli il continente e di cui il mondo attuale ha tanto bisogno.

(l’editoriale e le recensioni sono parti integranti della rivista e non sono vendute singolarmente)