La Sapienza della Croce (XXXIV) n.1 Gennaio-Aprile 2020
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(l’editoriale e le recensioni sono parti integranti della rivista e non sono vendute singolarmente)

EDITORIALE di GIANNI SGREVA, cp (pp. 3-6)
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La Passione di Gesù rimedio a tutti i mali
secondo San Paolo della Croce
ADOLFO LIPPI, CP (pp. 7-32)
L’a. presenta l’intuizione carismatica di S. Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti, nel terzo centenario della fondazione della congregazione dei Passionisti: la Passione di Gesù rimedio dei mali dei singoli, della Chiesa, dell’umanità. Lo fa analizzando anzitutto alcuni passi degli scritti nei quali il santo esprime chiaramente questa sua persuasione. Prosegue poi presentando il pensiero di Paolo della Croce sui mali del proprio tempo, individuali o sociali e, soprattutto, spirituali. Come la Passione è rimedio? Lo è se essa viene intesa bene dentro l’insieme del pensiero del santo e se non viene deformata o svuotata. La memoria viva della Passione del Signore rivela e applica l’Amore di Dio che salva, libera e guarisce.
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Le ferite che curano.
Esegesi di 1Pt 2,18-25 e in particolare di 2,24
F.G. VOLTAGGIO – G. LORI (pp. 33-57)
L’articolo intende sondare la ricchezza dell’espressione «dalle sue piaghe siete stati guariti» in 1Pt 2,24 mediante l’analisi retorico semitica e lo studio del sottofondo dell’AT e della tradizione ebraica. Lo schiavo cristiano, già liberato in Cristo, è chiamato a seguire nel suo esodo pasquale le “orme del Messia”, il quale compie la figura del Servo di YHWH in Is 52, 13-53,12. L’autore di 1Pt presenta Cristo mediante i due simboli ossimorici del “Guaritore ferito” e dell’“Agnello-Pastore”. I servi cristiani sono invitati a vedere le proprie ferite nelle piaghe salvifiche di Cristo: nello spirito del Discorso della montagna e con la sua grazia, essi possono amare anche i padroni ingiusti. I cristiani, infatti, sono eletti a diventare “guaritori feriti” a immagine di Gesù, nel quale anche le loro piaghe sono salvifiche per altri.
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«Mi ami tu?». L’amore vince tutto (Gv 21,1-25)
ANGELA MARIA LUPO, CP (pp. 59-82)
L’analisi biblico-teologica di Gv 21 mira a porre l’attenzione del lettore su un tema specificatamente giovanneo: l’amore. La triplice domanda sull’amore posta da Gesù a Pietro fa considerare che la philia è dello stesso ordine dell’agape e impegna la persona nella concretezza delle sue relazioni. Dall’analisi puntuale di alcuni versetti emergerà che l’amore del Padre e del Figlio verso l’uomo è dinamico e operativo, implica una profonda fedeltà di vita nei suoi riguardi ed è il fondamento della missione di ogni credente. In ogni tempo il discepolo di Gesù è invitato a leggere nel cammino di fede di Pietro e del discepolo amato una sorta di itinerario da seguire: il télos è l’amore perfetto la condivisione della sorte del Maestro.
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«Dilige, et quod vis fac» (Aug., In Io. Ep. 7, 8).
Nota sulla spiritualità agostiniana
dell’amore che guarisce (Prima parte)
VITTORINO GROSSI, OSA (pp. 83-109)
L’a., illustre patrologo dell’Istituto patristico Augustinianum di Roma, partendo da una visione della concezione dell’amore nella cultura contemporanea, per la quale l’amore non figura come riferimento di guarigione dell’uomo, si addentra nel pensiero di Agostino. Anzitutto cura una lunga esposizione sul vocabolario dell’amore negli scritti dell’Ipponate, in particolar il rapporto tra amor e dilectio, caritas, appetitus, illustrando le declinazioni dell’amor-dilectio con i signa (le parole) dell’amore e il suo rapporto con la virtù, con la libido, con la bellezza, con la società, con la volontà, nonché con gli appetitus e le passioni. Quindi l’autore esamina il testo di Gv 21, 15-17 dove Agostino evidenzia Cristo medico, che guarisce Pietro con l’amore. Fin qui la prima parte. Nella seconda parte l’a. prende in esame l’interpretazione agostiniana della dilectio nella prima Lettera di Giovanni per ricavare il significato della celebre sentenza agostiniana: «Dilige, et quod vis fac». Il vescovo d’Ippona spiega la prima Lettera di Giovanni enucleando i vari aspetti del significato dell’amore, per giungere alla conclusione che chi ama con l’amore di Dio si muove in un regime di completa libertà.
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La soledad de Cristo en la cruz:
respuesta de Dios Padre a la soledad del hombre
(una luz para el hombre del siglo XXI,
desde algunos aspectos de la antropologia teologica)
ARMANDO MEDINA (pp. 111-126)
Nel presente articolo l’a. cerca di mettere in evidenza uno dei problemi antropologici più dolorosi nella vita dell’uomo: la solitudine esistenziale. Questa è conseguenza del peccato che abita nell’uomo, ed è la vera causa dell’esperienza del vuoto e della frustrazione del suo essere. Con questo articolo l’a. si propone di condurci progressivamente alla comprensione di come la solitudine di Cristo -evidenziata in modo tremendo nella sua crocifissione e morte- ha guarito la solitudine esistenziale dell’uomo, prodotta dal peccato. La forza della Passione di Cristo e il potere della sua risurrezione continuano realizzando oggi questa opera, di modo che l’uomo del secolo XXI può essere liberato da questa solitudine esistenziale e godere del Regno dei cieli che Cristo ha inaugurato attraverso il Mistero Pasquale.
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(l’editoriale e le recensioni sono parti integranti della rivista e non sono vendute singolarmente)